Allarme accessibilità in Italia

Voci preoccupanti fanno presagire la chiusura di uno dei pochi punti di riferimento per l’accessibilità in Italia. Cosa fare?

Apprendo ora dal blog di Marco Bertoni che l’ufficio accessibilità del CNIPA potrebbe essere chiuso. E’ una di quelle notizie che non avrei mai voluto dare, perchè quel poco che in Italia è stato fatto in ambito accessibilità deriva proprio da lì. Sapere che molto probabilmente nessuno si occuperà più di queste tematiche è inquietante.

Per saperne di più vi rimando al suo intervento, chiarissimo nell’analisi: le cause sono da ricercare nell’ostruzionismo delle multinazionali, nel ridicolo scenario delle web agency italiane, ma soprattutto nella disinformazione. E’ assurdo ritenere l’accessibilità come un costo aggiuntivo, un lusso che può essere anche trascurato: non è così, anzi!

A questo punto per tutti coloro che sono interessati al rispetto degli standard web, alla realizzazione di siti accessibili ed usabili, al lavoro fatto con professionalità, cosa resta da fare? Ovviamente non disperarsi, perchè è sempre possibile vedere riconosciuto il proprio valore.

In Italia esistono web designer di talento, che sanno quello che fanno e non realizzano siti con Frontpage (o Dreamweaver in modalità WYSIWYG che dir si voglia). Paradossalmente però non lavorano quasi mai nelle web agency o nelle grandi aziende, a cui tali tematiche non interessano e che spesso limitano l’alta professionalità dei dipendenti per lavori di bassa qualità.

Viviamo in un paese dove determinate capacità sono viste come un extra, un costo aggiuntivo non necessario, ma non per questo bisogna smettere di crederci. Conoscete aziende interessate a web standards ed accessibilità? Io nel panorama italiano ne conto veramente poche, ma se avete dei nomi sarei curioso di saperne di più.

Sarà sicuramente difficile diffondere le proprie idee in uno scenario simile, ma come dice lo stesso Marco, anche io credo in un cambiamento che parta dal basso. Riconoscere l’importanza di certi temi in questo momento di ignoranza è un vantaggio, e va tenuto ben presente. Quando anche in Italia inizierà a sorgere l’interesse per l’accessibilità del web, molti professionisti che ora lavorano per pochi euro potranno sfruttare tutto il bagaglio di conoscenze accumulato.

Certo, sarebbe tutto più facile con un riconoscimento ufficiale, ma se nemmeno le stesse associazioni sono in grado di tutelare i disabili che rappresentano, è difficile che cambi qualcosa nell’immediato.

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Tommaso Baldovino

UX/UI Designer, professionista del web con più di 15 anni di esperienza su WordPress. Sono disponibile a seguire nuovi progetti dall'ideazione alla realizzazione finale. Scrivo ogni 2 settimane la mia newsletter.

18 commenti su “Allarme accessibilità in Italia”

  1. Secondo me il problema non è che le web agency non credono negli Standard, solo che sanno bene quanto noi che richiede tempo e il tempo è denaro. Se rendere un documento accessibile o “valido” fosse facile quanto scrivere codice allora scommetto che non avrebbero problemi. Un esempio fra tutti è sicuramente fare un tabellone che usare div o dd/dt. Lo sai tu, lo so io e lo sanno sopratutto loro. Molto spesso l’ideologia si scontra con la praticità delle cose. Difficile cambiare questo se non vi è un ritorno, e il più delle volte corrisponde a quello economico.
    Cosa accadrebbe se i motori di ricerca incominciassero a dire: penalizziamo tutti i siti che non rispettano standard e accessibilità! Ci sarebbe una modifica repentina, web agency in primis. Quindi mi spiace, vedo un possibile cambiamento solo se viene dall’alto e non dal basso.

  2. @David Terni:

    Il problema è proprio nel credere che accessibilità e rispetto degli standard facciano perdere tempo, che siano una “concessione” per i disabili e che tutti gli altri utenti non ne abbiano bisogno.

    Finchè le aziende non capiranno che l’accessibilità è un’opportunità di business e non un costo aggiuntivo, è normale che la situazione resti così com’è. I vantaggi di avere un sito ben realizzato sono evidenti fin da subito, a partire dai miglioramenti in ambito SEO per arrivare al minor consumo di banda, ho scritto diversi articoli a riguardo.

    Il problema è che certi criteri di sviluppo vanno utilizzati fin dalle prime bozze di ogni progetto, aggiungerli a posteriori è impensabile e dispendioso.

  3. Bè.. ma anche mantenerlo è altrettanto impegnativo. Il tuo template su cui basi accessibilità e standard quante volte è stato scaricato? Io l’ho visto in rete eppure non mi sembra di ricordare qualcuno che fosse rimasto “valido”, anche senza modifiche. Io stesso mi sono fatto il mio template valido e semi-accessibile, eppure ogni articolo che scrivo mi devo ricordare di controllare perchè wp cambia le carte in tavola.

    La parte “motore” poi è scritta dalle web agency ma poi chi scrive i contenuti il più delle volte lo fa il cliente, e non è suo compito preoccuparsi di standard ed è li che perdi la strada per tornare a casa cercando l’accessibilità. Fino a quando è l’esperto ad occuparsene concordo con te… ma fare un struttura a prova di non esperto è impossibile. Il solo wysiwig genera una babele di problemi, vallo a spiegare al cliente che non può cambiare colore, dimensione del testo, allineamento e altre cose perchè altrimenti la pagina non è negli standard. Sono molti i siti statici, ma sono di più quelli dinamici gestiti dai clienti e alle volte dai loro utenti. Io non vedo uscite.

  4. @David Terni:

    Questo è vero, WordPress nelle ultime versioni ha fatto molti miglioramenti, ma restano ancora diversi problemi per il codice generato.

    Non parliamo poi dei vari widget creati da siti come YouTube e Flickr, tutto tranne che validi e accessibili.

    La strada è in salita, ma da qui a realizzare siti con layout a tabelle c’è una bella differenza. Concordo con te che non sia facile, ma niente ci vieta di far sentire la nostra voce.

  5. che notizia triste, sparisce una delle poche speranze di avere anche in italia una “cultura dell’accessibilità”…
    Avevo cominciato ad interessarmene appena avevo iniziato a lavorare nell’ambito del webdesign e grazie alla CNIPA avevo trovato diverse risposte utili, ma immagino che ora sarà necessario affidarsi alle solite risorse straniere e vedere siti di istituzioni pubbliche e grandi aziende sempre meno usabili.

  6. E perchè i web designer non si mettono assieme e creano una rete di contatti per parlre e discutere di accessibilità? Parliamone più spesso che anche questo serve.

  7. Terribile notizia Tom … intervengo per aggiungere che non c’e’ da stupirsi che in Italia succedano cose del genere soprattutto se, seguendo le lezioni di un esame per la laurea specialistica in Informatica, ci tocca sentirci spiegare a cosa serve il tag e non si fa assolutamente parola su standard, accessibilita’ e tematiche correlate.

    Penso che un cambiamento debba essere attuato anche in cambio didattico perche’ e’ proprio li che vengono formati i webdesigner del futuro.

    Nel frattempo in USA nascono MS e Ph.d espressamente indirizzati sulla tematica..

    Benvenuti in Italia.

    Fabio Varesano

  8. @ Fabio Varesano

    Quello o un problema della tua università, non di tutte. Nella mia molte relazioni devono essere consegnate in formato HTML e più di una volta i vari Prof. non hanno fatto passare l’esame a qualcuno perchè il materiale consegnato non rispettava gli standard di accessibilità, anche se magari il voto del solo esame scritto era 25.

  9. Da non vedente voglio dire la mia: è una vergogna, letteralmente! E’ veramente assurdo che quei pochi che si occupino realmente di queste tematiche debbano essere messi all’angolo o addirittura costretti ad indirizzarsi verso altre vie, lo trovo veramente scandaloso, ma in Italia è così che vanno le cose purtroppo e non me ne stupisco. Siamo nel paese dove invece che creare si tende a sfasciare, senza pensare alle conseguenze, per tutti; il rispetto di standard è nella mente dell’80% dei webmaster, solo una possibilità da subordinare ad altre necessità e questo perché evidentemente, come giustamente sottolineato da David, non c’è un ritorno economico in tutto ciò. Perché allora non cercare di riunire chi realmente interessato/competente in questo, in modo tale da poter sopperire almeno in parte a ciò che dall’alto dovrebbe arrivare e che però purtroppo non arriva.
    Concordo anche con chi dice “la spinta deve arrivare dall’alto”: una penalizzazione nel posizionamento sui motori per siti non accessibili o che non rispettano gli standard, per esempio potrebbe essere una mossa, ma certo si dovrebbe andare a scuotere cose ben più grandi di quelle che può fare un CNIPA o una qualunque “riunione” virtuale di esperti/appassionati/realmente interessati di queste tematiche.
    Per le tematiche relative al mondo dell’accessibilità, segnalo tra l’altro il sito http://www.webaccessibile.org e la relativa mailing list dove sono iscritte persone competenti e molto ben disposte nel riguardo di queste tematiche, persone che purtroppo mancano in tutto il resto del web o quasi.
    Complimenti intanto a te Tommaso nel tentativo di dare il tuo contributo, che nel tuo piccolo è un contributo grande! Il tuo è un tema molto accessibile, lo uso sul mio sito, manualissimo.it, ma anche qui devo concordare con chi afferma delle problematiche relative ai codici forniti da siti che danno codici per implementare i loro servizi (vedi i widget di youtube per esempio)…
    Nella speranza che qualcosa si muova in direzione inversa, saluto tutti

  10. Io trovo lo scrivere markup semanticamente e sintatticamente corretto una cosa del tutto naturale, come scrivere in Italiano… Si è trattato semplicemente di cominciare un percorso di autoformazione e miglioramento personale… Un po’ come andare alle elementari.
    Umiltà e intelligenza.
    Non ce le abbiamo forse tutti?

  11. Chiaro esempio di chi considera l’accessibilità una vacca da mungere in termini professionali.
    Se l’ufficio del CNIPA chiude bisogna indignarsi per il fatto che verrà negato ai disabili l’accesso ai servizi della PA, non certo perchè tanti bravi professionisti del web non sapranno dove andare a lavorare.

  12. Tommaso però tieni anche presente che per molti di noi lavorare significa riuscire a fare la nostra parte per aiutare i disabili ad avere accesso ai servizi della PA…
    E’ una missione (oltre che un mezzo per pagare il mutuo).
    Questo è uno dei mestieri che si può fare ad alti livelli solo se si ha la passione, altrimenti non si va da nessuna parte.

  13. @Tommaso: concordo con quanto sostiene anche William. Credo che la nota presente sul footer di questo sito sia un pensiero condiviso da molti degli sviluppatori intervenuti in questo articolo.